S’inaugura oggi una serie, se mai avrà un seguito il presente articolo, di recensioni dedicate a artisti che oggi vanno per la maggiore a causa del degrado culturale, della destilizzazione e dell’incapacità dei modesti cerebri degli uomini odierni a potere cogliere, pur nella semplice intuizione di chi non può sapere, la presenza del VCS tra di noi.
Cominciamo dunque da questo disco uscito da qualche tempo per le stampe della casa discografica albanese Svirgin. La copertina già di per sé (una rondine non fa primavera, ma in questo caso lo fa davvero, ed è cosa mirabile) è aberrante: un uomo barbuto, in posizione assai poco languida e adatta al suo sesso, con in prospettiva un orinatoio pubblico ove un vero uomo non andrebbe mai a espletare i suoi stilizzati bisogni. Passiamo al titolo dell’album, provocante quanto basta ma, dopottutto, in linea con la triste andazzo attuale delle coscienze dormienti: LSD, sigla indicante, come forse non sapete, La Stilizzazione Devastanda, menglio conosciuta come Standa, luogo di perdizione persino di quelle rarissime anime ancorate al verbo del VCS. LSD dunque non è soltanto un biglietto andata e ritorno verso i lidi del nulla, ma anche e soprattutto quel principio di ogni male da cui allignò negli anni 1750 il falsismo più becero e pornografico. E ecco che, quasi a sugello di tanta opera di destrutturazione stilizzatoria la Svirgin intitola addirittura e con sfacciata arroganza un disco a codesta famelica bestia, sacrificio indegno ed immondo, opera del male e destinata a genti abiette.
Passiamo dunque al programma, e quivi è visibile tutto il male che lo LSD s’arma a diffondere per l’universo mondo: non già portentose arie di Roffini ma ariette “da gabinetto”, che i falsingardi operatori della più bassa cultura antistilizzata vogliono diffondere come opere di alto ingegno. Quante tenebre gettate ai volti onde mascherare il lume del vero! E dunque cosa ascoltiamo in questo putrido disco compatto, Numi eterni! Un omone dalla voce fonda e grassa, il tenore-contro Lebusky (che senso ha usare queste voci di cui in tempi più sani non volevano nemmanco i registi di film maialecci) che immaginiamo barbuto e villoso adagiarsi scomposto su una coppa di ceramica a dare sfogo alle sue smanie intestine... Tutto il contrario di quella virilità stilizzata, maschia e potente che esprimevano i virati cantori e di cui il Biondini fu l’estremo rappresentante in quel di Francina Marta sotto la guida e il bastone amorevole del Gabbietti!
I vulgarissima fragmenta qui incisi con quella voce orrendamente animalesca sono esempio manifesto del male che ci circonda. Non fatevi ingannare e seguite la sola, unica, vera via del VCS, senza mai lasciarvi tentare da quegli artificialissimi paradisi olezzanti.
Gigì del Praz
Il programma pseudo turale e realmente cul:
Rinaldo Hi-Han: Al Chilly mentolato
Fagolia Camminata: Il buio (re)cesso
Romino Massenevada: Lamento sulla coppa
Michele Vero-Mi: Nell’opportuno vaso
Edmondino Calzetta: Il culo a libri
Michele Vero-Mi: Primavera floreale
Fagolio Camminata: Mio nonno (dalla raccolta delle Emorro-Odi)
Rinaldo Hi-Han: Brache calanti
Edmondino Calzetta: Deodora-Lillà
Edmondino Calzetta: Papilloma virus
Rinaldo Hi-Han: L’odore squisito
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