martedì 15 settembre 2009

Francine de La Fosse ossia il vero canto stilizzato


Un coglione ignorante e oltremodo ultroneo ha osato spandere la sua merdosa ignoranza sulla chat dicendo cose indegne su un vero mito del canto stilizzato, irraggiungibile esempio di preclara virtù canora e irripetibile dispensatrice di divine libagioni celesti ovunqu'ella cantasse e tanto che quando alzava la sua voce il volo verso i lidi del perfetto amore i suoi acuti parevano far risuonare tutte le campane della provincia di Sanpietro anche s'ella cantasse nel suo sacello sacerrimo al nume Gabbietti ovverossia l'amena spiaggia eletta di Francina Marta in Val Camonica dov'ella ogni inverno riempiva l'aere di rose e fiori d'ogni balsamo divino, punto e punt'e virgola.


Ora dato che voi avete le orecchie ripiene di merda andata pure a male e siete di un'ignoranza che nemmeno un manovale circasso e non si prenda questa affermazione per espressione di qualche ultronea nostra inclinazione a considerare ignoranti i manovali circassi ma dicevo --:;: che benché voi siete ignoranti e nemmeno si possa pretendere da voi financo la volontà di raggiungere il nostro livello di stilizzatezza superiore o semplicemente di superiorità manifesta ma almeno risparmiatevi di dire cazzate di quella portata perché a noi rischiano di uscirci gli stilizzatissimi e sintatticissimi occhi dalle orbita sacerrime e a voi che vi si tratti non proprio bene contrariamente a come siete abituati a essere da noi trattati nella nostra magna bontade. Capito infimi?


Ma solo per vostra informazione posso a difesa, ma che dico, di difese la divina De la Fosse proprio non ne necessita, ma comunque per farvi capire quanto ignorante e piccolo e troglodita è quel coglionazzo che l'ha qui presentemente criticata vi dirò solo questo, ad onta anche di tutti quei scimiettini che si piccano di restaurare chissà quali canoni d'interpretazione della musica ossia i classicari che poi altro non sono che parti puteolanti e scagatini del ben più feso, leso e ledente falsismo insomma questi vogliono farci credere che il diapason era variabile mentre la De la Fosse i cui acuti s'accordavano sempre a 215 hz/s dimostrano perché la De la Fosse non poteva sbagliare e aveva l'intonazione relativa, l'unica vera intonazione stilizzata, insomma ciò dimostra che il resto è tutto una cagata pazzesca e che così si deve cantare, punto e virgola, anzi punto e croce. E poi andate un po' tutti a farvi una purga ma prima dalla bocca perché mi sa che gli stronzi vi escono più da lì che dal naturale orifizio... Dio mio cosa si deve leggere, per dindirindina ecc. ;9;s,s,


Ecco il programma del concerto, ovviamente dell'unico compositore degno di essere cantato da cotanta grazia ipermondana:


ROFFINI (e chi, sennò):


1) Cantata della Giovannona Coscia Lunga

2) Aria di Arsacolm della Zelmiramide

3) Rondò di Isjard'ha dall'Algerina a Lampedusa

4) Aria di Cazziero dalla Negra e Cazziero


e tanto basta. Allegata la locandina originale del concerto, avvenuto nella gloriosa (olim) città di Capistronfoli sulla Frascapendente nell'ormai lontano 1871.

13 commenti:

  1. Ovvia e meno male che vi leggo ancora, maremma zozza!
    Sarò breve ma sono in giro per lavoro e ho poco tempo da perdere in convenevoli. Ho trovato in un mercatino estivo un'edizione in vinile di "Tjra più un pel de figa che cent' caval de biga" datata 1854 (o 1855 ma sono propenso a credere alla prima che ho detto) in cui la scultorea Minnie Bluette interpreta la parte di Sciura Clotilde. Il vinile è graffiato e l'aria di sortita "Sciura Clotilde, Sciura Clotilde" appare gracchiante e oltremodo scassata. Se siete interessati all'edizione vi prego contattarmi wlavergha@slap.con
    grazie e a presto
    Elenio

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  2. E' tutto molto appassionante, carissimo Elenio! Ben tornato, La vedo sempre più stilizzato, complimenti.

    Minnie Bluette, come scordare le sue due corde vocali tornite come... sbav... insomma... Però l'aria "sciura clotilde" è proprio degna del peggior falsismo, e sono certo che il disco non è rigato ma davvero quella era la qualità originaria della registrazione.

    Molto meglio la De Lafosse, creda a me.

    Suo devotissimo e leso Gigì.

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  3. Oh Gigi! Che piacere! è indubbio che l'aria di sortita "Sciura Clotilde" sia un'aria utronea ancorchè sperniciosamente malnata, onde far pensare che le rigature siano nella partitura istessa e non nello sciupìo del vinile.
    Lei si intende anche di libretti? Sempre al solito mercatino ho scovato, e testè me ne son approvvigionato, il libretto originale di "La verga e le commari", opera prima di Leofava Scosciamoscia un coevo del Roffini. La Verga presenta una tessitura acutissima, tutta in alto e mai in basso, cosa invero strana che fa meditare sulle ingiustizie della vita perchè, come lei sa caro Gigi, quando le tessiture vocali sono alte le verghe sono basse e viceversa (ma mi scusi che stasera ho in animo il civile scherzo e l'edotto doppiosenso [anche triplo senso ma nel senso di "ahibbò che trojajo" vedendo alla TV l'opera (farsa)moderna dal titolo Door to Door, un work in progress utroneo sì ma cor cazz, il cui protagonista di stasera è un picciol uomo dai capelli tinti color coda di volpe che ricorda molto il nano Hagendaz e per cattivera e per meschinaggine nonchè affabulatoria monnezza della monnezza a mammet'a toja e chiudo parentesi] ma ho perso il filo e mi sono rotto le palle e continuo domani che c'ho una pollastra utronea sotto mano.
    La saluto, Gigi!
    Elenio

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  4. Ardito e ardente Elenio,

    molto interessante quel che mi narra della Verga di Scosciamoscia, autore cosiddettto minore della corrente prefalsista in contrapposizione al Roffini. Certamente poco stilizzato nello stile, ma quanto stiloso nella prassi! Bene, bene... ne scriva più diffusamente, s'espanda, si soffonda!

    Quando a Door to Door è, glielo confermerà la divina Pasta, un canale falsingardo del più ultroneo falsismo becero e destilizzatorio, quale scrigno malodorante in cui seggia da un lato l'orrendo Apone e dall'altro l'esecrabile Sberluccicone, segno estremo della pessima e illesa decadenza in cui ci troviamo avvolti da ormai troppo tempo, tutto a disdoro della stilizzatezza un tempo sovrana.

    Con molta doglianza, suo leso Gigì.

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  5. Oh Gigi, Leofava Scosciamoscia nasce come destabilizzatore della stilizzazione. Coevo, come Ti dicevo, del Roffini, non ne detiene però le stesse leziosaggini finocchiesche che ne faranno di lui istesso una icona ghei pressochè utronea e sempiterna. Leofava scriverà molto per la Joanna Fiora, una famosa travesta dall'incredibile capacità di pervenire alla stilizzazione assoluta senza alcuna apparente fatica. La Fiora, che vantava pettorali pelosi e un tatuaggio che recitava "mi importa una Fava" (chiaro omaggio allo Scosciamoscia) esibendosi nella "Cappella senza ritegno" [sinottica opera di Milingo Verzieri da Scanzorosciate] traendo dalle mammelle poderose un pazzolettino in piquet e pizzo chantilly e aspirandone il profumo (Lavanda Ureterea Vesuviana, fatta apposta per lei dal profumiere Mer Dasec ) eseguì la cabaletta "Son vergin sgualdrina" (4 minuti di lobotizzati e stilizzati gorgheggi) senza mai predere un fiato che sia uno, caro Gigi!
    Leofava, impressionato dall'esibizione, scrisse in una sola nottata, e mangiando un intero cignalino lattonzolo di 7,540 Kg (cucinato al pepe cileno testè importato dalle Indie appena scoperte [e siamo nel 1894!])l'opera prima "Intra le linde coscie" che la Fiora farà suo cavallo di battaglia per ben 45 anni, durata della sua decennale carriera.
    Gigi, ne ho due copie in cd originali, masterizzate per me dal leofava istesso prima di morire nel 1891. Posso linkare un file di ascolto nel vostro utroneo e stilizzatissimo sito?
    Elenio

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  6. Gentilissimo e celeberrimo Elenio Herrera,

    a scriverle è IL Donzelletta che lei un dì provò a sedurre credendo che fossi LA ma transeamus. L'eccelsimo Del Praz si trova in questo momento al parco delle Casette in quel di Fiorenza (Fiesole) per un convengno sulle orrende cantrici della risma della Fiora da lei citata e sarebbe ultroneamente estasiato di questo commento. Aspettiamo eziandio il suo ritorno.

    Ma se posso, e posso certamente, caro Elenio, vorrei che Lei, senza troppo impegno e senza allargare troppo i confini di questo mirevole scrigno di stilizzazione, se è di suo gradimento l'idea e sempre che non s'adombri di essa, scrivesse qualche notula onde esponesse la Sua forbita e quanto mai larga cultura. Se l'idea l'incanta d'incantare la Dea La prego di entrare in contatto con la nostra fida ancella Mona Monda tramite i canali a voi ben noti.

    Con massima fede, suo buon Donzelletta Leopardi.

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  7. Donzelletta, cerco subito la Mona Monda nei canali a noi noti. L'occasione è ghiotta avendo sottomano una cantata gregoriana avuta di sottobanco dal fido e competetente Puccio Aretino di Fiorenze (prov. di Galluzzo).
    Si tratta di "Le mantellate so' delle suore ma a Roma so' sortanto celle oscure". La cantata, in latino arcaico come si conviene, è di grande interessa e ben si presterebbe a una sviscerata esegesi in codesta sede.
    Vado, trovo la Mona e torno.
    Mi stii bene, vecchio porco!
    Suo Elenio Herrera Diliberto

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  8. Fate come vi pare ma la De La Fosse afona era e afona rimane

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  9. Rispondo in primis a Herrera: Mona mi ha testé comunicato che Lei ha accettato con somma gioja di espandere vieppiù il suo sapere su questi schermi e ciò mi riempie il cuore di godimento: la sua cultura è vasta e benché Lei si occupi di altri (im)mondi musicali il suo apporto sarà dei meglio venuti.

    Eleuterio: scusi l'eccesso d'educazione nei suoi confronti, proprio non riesco a trattenere la mia finezza, ma lei proprio è un farabutto coglione. Si stilizzi o vada a cagare, ma le pare?? Lei dice così della De Lafosse perché forse preferisce la Gamelancia, orrida creatura destilizzata lanciata dalla Teutonik Disk ormai più prossima a una casa produttrice di beceri film falsisti che non a una casa discografica. E discogra-fica lo sarà pure anche la Gamelancia ma canta come una gallina affetta da utero retroflesso, mi perdoni il tecnicismo. La De Lafosse, se poi Lei non ci crede perché le fa comodo rimanere nella sua crassa coglioneria, oltre a essere stata una grandissima Topa (nell'opera della Culfranti, s'intende) era quanto di più stilizzato si potesse sentire nell'ambito dell'emissione stilizzata, emissione senza laquale, per citare la divina Pasta, un cantante non può essere stilizzato nell'emissione né avere emissione stilizzata. Per cui non capisco nemmeno più tanto perché sto a farmi venire un'orchite fulminante a cercare di convincerla sarà che la mia somma bontade e cuor paterno mi portano a volere salvare tutti i voi dall'oceano di merda nel quale v'immergete pian piano (ma non pianissimo giacché siete assai troppo poco stilizzati per governare come si deve l'emissione sul passaggio sol5-sol7 laddove la De Lafosse espandeva tutto il suo legato e la sua non mai abbastanza celebrata intonazione relativa).

    Scusi la brevità, ma oggi m'ha proprio schiacciato i maroni nel mortaio della sua presunzione da pecora talebana. Ossequi vivissimi e ancora una volta si stilizzi.

    Suo Giacomo Donzelletta Leopardi

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  10. Gentile Donzelletta Lei non argomenta. Io Le ho citato l'afonia evidente della Signora (?)nel Don Angelo di Francina Marta e le stecche nel Barbitonsore sempre a F.M., nella Nera e Minchiero, ma anche altrove. E poi quanta disomogeneità tra i centri e i gravi deboli e gli acuti sonori, ma che spesso sfuggivano al controllo. Della Gamelancia non mi interessa una beata fava. Ora si parla della (?) De La Fosse.

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  11. Eleuterio senta... lei di libero c'ha solo io nome perché quanto al suo cerebro immagino che non solo sia stretto da pesanti catene coperte di sterco ma pure da un'astilizzata camicia di forza che le hanno messo quando è andato a mettere al monte dei pegni quello che restava della sua mente e questi le hanno riso in faccia perché proprio non ne rimaneva niente e anzi qualcosa avanzava pure al suo vicino di casa se mi consente e mi consente perché qua sono a casa mia e non accetterò che non mi si consenta, chiaro?

    Comunque lei parla di cose che evidentemente finge di sapere ma non sa in quanto che in tutti gli ascolti da lei citati in maniera vieppiù ultronea non ravvedo niente di quanto da lei indicato e anzi la parte di Cazziero non è mai stata meglio calat.. ehm.. cantata che dalla cara Francine che da sola riesce per ben dieci alla potenza diecima volta a cantare il Fa16 nell'aria cosiddetta e nomata della catena del cesso. Le pare poco, onestamente, Eleuterio?

    Suvvia, si stilizzi, umanamente compatiscente Donzelletta Leopardi le porge ossequiosi ossequi.

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  12. Qua non è possibile dialogare. Basta me ne vado.
    Abbasso la sfiatata.

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  13. Ah dimenticavo. E' proprio il fa 16 dell'aria della catena del cesso che cicca.

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