sabato 26 settembre 2009

C'è posta per la Pasta, vol.1 Breve scambio epistolare tra la Divina e Roffini

La Divina Pasta, assente per motivi del tutto giustificati e che comunque non vi deve alcuna spiegazione, poiché è già fin troppa grazia ricevuta che Ella si sia solamente abbassata a considerarvi dall'alto della sua megalopsichia e torreggiante eburneità di stilizzatezza, vi fa dono, affinché non ne sentiate troppo la mancanza, di alcuni suoi pretiosi ricordi, estratti dal suo poderoso archivio.

Cominciamo dunque con un breve scambio epistolare intercorso tra la Celestiale cantatrice e l'Onnipotente Maestro Roffini. Correva l'anno 1815 circa e la musa eletta alle arte stilizzate ricevette, da parte dell'illustre famiglia dei Felistrozzi Naselli degli Océani di Parma-Reggio, l'invito a esibirsi presso il Teatro Presidenziale della loro amena cittadina molisana onde sostituire l'ormai decotta Marfesina Puledrotti, che inoltre ormai s'era sposata, e quindi in Fuga. La psicagogica Giuditta aveva da poco superato la giovine età di 74 anni e mezzo, e, nonostante i suoi mezzi fossero del tutto integerrimi (e tali lo sono rimasti a tutt'oggi), per grande devozione ch'ella aveva per il Roffini, gli scrisse di suo pugno una breve lettera affinché il Maestro approntasse una revisione della stilizzatissima parte di Zelmiramide... Ma cediamo volentieri la parola, pardon, il Verbo, alla nostra savia imperatrice:

"Roffini dilet.mo,
a vergarti queste poche righe di supplica è la dolcissima amica Giuditta, per la quale non ti degnasti mai di scrivere una nota che foss'una (e non mi parlare di quella orribile parte da sguattera nella "Gita a Chartres") ma che graziasti con la tua somma Arte nel rifacere il grandioso tuo Tancretino, opera che cantai con la somma emissione stilizzata che ben sai e credo ti non essere humile oltre modo dicendo che in quella serata gloriosa, ove attinsi alle sfere più alte dell'Arte mia celeste, quasi bevendo dal labbro di Giove l'idromele squisito, tu mi guardasti con occhio pieno di dovuta gratitudine per il bene che feci all'Arte tua, che se ne trovò innalzata. Ma ben sai, Roffini mio, che sono modesta e che conciosiacosacché io sia giovine e molto, la scrittura della tua Zelmiramide mi pare non troppo adatta alla mia stilizzata vocalità odierna. E io, per fortuna dei numi, non sono la Marfesina. Perciò, dilet.mo, riscrivimi la Zelmiramide, e me ne sarai grato! Un dolce bacio sui tuoi mustacchi, tua sempre amica Titta"

Roffini, allora impegnato a scrivere le sue "Porcherie d'un bavoso" in un salotto buono del Calmy Horse di Lutezia, mandò ratto un MMS (Messaggio Massimamente Stilizzato) alla sua adorata Pasta. Riporto il testo nell'idioma originario di Roffini, il quale - lo ricordo per chi, astilizzato, lo ignorasse - benché nato a Loreto e perciò chiamato per ogni dove il "Fagiano di Lambrate", si esprimeva nel più puro dialetto di Bergamo, città onde discendeva l'augusta sua madre.


"Cara Giudì,

nun farmi riderè pecché teng e' allucì valgì ca' me piccian, propet’ te, cantà a' mia Zelmiramidè, a' ètà toja? Ma song uscitì pazzì e' Felistrozz? nun potevàn chiamà a' Grisì ca' almenò ce l''hà sempe sodè?! nun credò a' mie uocchi... Comunquè si propeto aia' cantarlà, pregà a' maronna e fai chello ca' vuoì. Io e' traspòrt nun te li facciò chesta voltà, ca' cu o' Tancretìn quasì me o' facevì sembrà na' stronzatìn e' Bruttinì. Jamme bella! Ma staje piangènd miserià? aie problèm e' soldì? sentì a me: io purè quann teng e' pezzè in front dicò vivà o' re e vaco proseguènd, ppe ciò primà e' fa' chesta scemènz, pensàc bbene.

o' toje carò Roffìn

Poscritt: ah te ricuerd chella dietà ca' me consigliàst, a vett’e vaccerr’, nun m'allicurd comm si dicè, beh comm vir' ra' fotografèll ca' te mandò ha funzionàt ppe grazià ro' Signorè! Nun te sembrò nu babbà? Stammì buonò!"


Alla fine la Divina rinunciò alla Zelmiramide, ma non certo per deferenza nei confronti del Roffini... Semplicemente il Felistrozzo fece una battuta infelice sullo stilizzatissimo decolleté della Diva, e lei rifiutò di esibirsi.

2 commenti:

  1. Ohhhh!! Carissimo Turi, con il pretioso documento che hai pubblicato colmi il lacunoso buco nero (the lacunos black hole) che si è creato subito dopo lo scisma Roffini/Giuditta (che checchè se ne dica non si parlarono per almeno 30 anni e cioè dal 1871 al 1897 [ o forse 1978 ma cambia poco] durante quel decennio detto "Della Stilizzazione Leziosa (DSL)". Ma non mi dilulgo: son contento che tu abia colmato il mio buco nero! OpperDiana era l'ora! Ben presto, e ne sono certo, maremmamaiala se ne sono certo!, riuscirò io a colmare il tuo: proprio ieri sera, nella città Labronica di Biscelgie (vicino a Cormano d'Abbruzzo) ho rinvenuto una copia, e solo quella, della DP (Divyna Pasta) che rilascia un'intervista a Radio Vaticana, spiegando a Father Gheorghe come si perviene alla Somma Stilizzazione (SS) grazie anche al sapiente uso del "Colpo di Petto" da alternare al "Colpo di glottide". Ella (La Pasta) tra squitii e gemiti, come narra lo stupefatto intervistatore (Suor Gianfranco, potente prelato amico di un noto direttore di orchestra di cui non faccio nomi che' sennò mi dilungo troppo), pone le mani dell'avvenente Father Gheorghe sul suo petto messo, per l'occasione a nudo. Miodio, Oh Miodio! Purtroppo l'intervista è solo in audio, non essendo in video, e presenta, perciò, immagini davvero sfocate.
    Comunque io colmerò il tuo buco e, di nuovo, grazie a te per aver colmato il mio.
    Elenio

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  2. Ah, Turi, scusa la poca stilizzata forma e grammatica per non dire orotgrafica (mi scuso per il termine) ma sono in treno e posso comunicare solo con il telefonino.
    Ciao Tuti, ciao, eh? Ciao!

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