lunedì 23 febbraio 2009

Opera Vulgaris pubblica la "Frenulide in Coitàge" - son tempi di vacche magre

Ricordiamo con grande affetto una rappresentazione della Frenulide in quel di Francina Marta l'anno 1865: tengo a dire che non si trattava di un'edizione integrale nel senso ipsissimo del termine e che forse il battisolfa di turno non seppe rispettare alcune di quelle che i musicologi prezzolati chiamano "finezze dello spartito" o altre bazzeccole di questa specie ma con somme nostra gioja potemmo ascoltare da interpreti eletti dal Gabbietti e tutti suoi allievi benemeriti qualcosa di vocalmente sontuoso come questa musica di grande effetto merita e dovrebbe ottenere da parte di chi ci si accosti, dal momento che vi cantavano la Gabri Sferetti nella parte di Frenulide, con suoni acuti tanto alti in maschera da far rimbombare ogni volta la campana del paese sita a quasi due chilometri di distanza, la Lucia Stringe quale Annal, Guglielmo Marconi nel difficile ruolo per virato cantore di Anea, il basso-baritono Fulvo Ceprovò che sfavillava nella parte di Anchisex e datosi che si trattò di un'edizione mista stabilita secondo i veri canoni musicali dell'estetica del tempo e cioè del totale adattamento dello spartito, in barba ai cosiddetti clasiccari che per vendere due dischi in più baratterebbero quel poco di dignità intellettuale che gli rimane di risulta in fondo alle tasche purulenti e mala tempora currunt, ci furono anche i sontuosi interventi della nostra adoratissima Francine de Lafosse nella parte teofanica di Arzillace e lei ci beò come da par suo sprigionando acuti di una tale bellezza che il sole si mise a danzare e ci sentimmo come ripieni di una luce veramente oltremondana e se la Sferetti con la sua voce tanto avanti faceva risuonare la campana della chiesa, Francine con una mezza voce stordiva tanto l'etere da far cadere su di noi l'idromele caro agli dei. Può sembrare strano per chi come oggi ha le orecchie ripiene di merda ma così è se così fu e se ve lo diciamo noi.

Ma veniamo all'hicchetenunc... Ci fosse la grande Coppiera Stimazzi da par suo alzerebbe uno dei suoi celebri "Vergogna, Vergogna" e noi con lei. La casa editrice di Belfast, Opera Vulgaris, non paga di averci lacerato il labirinto e il coclide delle nostre povere orecchie già tanto sanguinose e martoriate, non paga di aver dato a semiprofessionisti del canto un'eco mondiale del tutto immeritata, non paga infine di aver sfrucugliato nelle tombe del passato per trarne vivissima musica destinata a imputridire come il bianco corpo incorrotto d'una vergine estratto dalla terra ove giaceva beato e messo a contatto con l'aere maligno, non paga di averci sfrantecato i maroni, ecco che pubblica una sedicente edizione "integrale" della bellissima e eccitante Frenulide in Coitàge.

Naturalmente come spesso accade in queste ultronee e improvvisate musicacchiate si sceglie la prima edizione di un'opera antica, come se fosse quella migliore, si spopola l'orchestra e si sceglie la linea del minor virtuosismo e della minor sontuosità possibile quasi non ci fosse fondo al peggio del pessimo e che non ci sia una qualsivoglia tendenza al rispetto di una cosa sacra per noi e che è la stilizzatezza ma andiamo per ordine.

Il cast è di quattro elementi gia che seguendo la prime editione del 1726 non è stata accolta la parte di Arzillace e ne ringraziamo il Cielo poiché molto probabilmente avremo dovuto sopportare i gemiti subinguinali del contralto de nomine di turno e quindi è molto meglio così, tutto visto e considerato. Primadonna interprete del ruolo di Frenulide è la solita Plebea Carciofi che come il Nome tanto reclamato indica sarebbe più gustosa in pinzimonio e senza bisogno d'aggiunte di aceto tanto acidosi sono gli strappi uterini che promanano dalla sua bocca quando affronta i perigliosi passaggi acuti che la parte di Frenulide assomma specie alla fine degli esaltanit assoli "Com'è chiaro il sol" con il suo continuo incedere verso ritmi più brevi e la possibilità di aggiunta di terzine virtuosistiche sul passaggio sol1-sol7 e tutti gli effetti speciali tanto cari al pubblico di quel periodo. Non manca di musicalità, la Carciofi e di intenzioni interpretative ma equivoca completamente la parte che andrebbe interpretata con voce ampia e sontuosa nonché naturalmente stilizzata e non da latrante adatta giusto alla parte di Beatina o qualche altra sconcezza falsista ;: la sua Frenulide pare uscita dal noto film del 1750 "L'urlo silente" che va a disdoro dell'ingegno umano.

Nel ruolo di Annal, seconda donna e nominalmente un soprano di coloritura che però non può esimersi da essere voce sontuosa, in maschera e girata sul fiato nonche stilizzata inutile ripetersi ma repetita juvant e soprattutto a voi che non capito che poco meno di niente ma la cantante qui chiamata Ilania Melosuc, altra grande esponente del canto alla Luigia Pavona spingi spingi che lo stringi non sa rendere lo stile esatto di questa parte ove s'intrecciano melodie rabbiosissime ma che sempre dovrebbero essere alte in maschera e stilizzate perché non è Annal la Beatina di Cavalleria urbana ma una principessa sorella di un re che poi le piaccia il bastone non vuol dire che sia una bagascia di second'ordine ma semmai di primo se proprio vultis.

Difficile non fare un po' d'ordine mentale quando si parla della parte di Anea, scritta per un virato cantore e quindi improponibile oggi dacché di cantori virati non ce n'è nemmeno l'ombra tutti sostituiti come sono dai tempi di Giuseppe Della Suora da voci anemiche e vuote in basso come in alto in modo del tutto antistorico e imposte dalle case discografiche e dai classiccari nonostante sia di specchiata evidenza che Culfranti mai ma poi mai avrebbe accettato di far cantare le sue parti per virato cantore da un qualsiasi tenore o baritono quando poteva avere al loro posto un manzo da monta o un mandrillo infojato e questa scelta naturalmente per le de cujus questioni di musicacchiologia non è stata minimamente presa in considerazione infatti il povero cantante groenlandese Paul Whitelee fa quel che può cempennando agilità e quante altre difficoltà la sua parte assommi ed è poco stilizzato e poco convincente dacché come dettò il Gabbietti in una nota lezione che fece al grande e vero ultimo virato cantore Mario Bianchini "Stilefactio in canto est firmamentum bonae artis, quamobrem si non stilefacte sonum facias testiculos descendent et vocem Della Suorae habebis, quod est malum in verum cantum stilefactum".

Portoghesi voce invero poco stilizzata ma simpatico interprete è forse il più convincente del quadrivio forse perché la convincevolezza dei suoi interventi è direttamente proporzionale alla loro brevità e di questo Portoghesi ringrazi il Culfranti che ha fatto di Anchisex un ejaculator precox.

Brunetto Malini dirige un'orchestra ridotta a 20/25 elementi con forti stonature e momenti di totale scollamento tanto che l'intera incisione pare più il frutto di un'improvvisazione sulla piazza del mercato comunale di Sciacca in provincia di Cremona che non un prodotto destinato al commercio ma pecunia non olet e vengan denari al resto son qua io.

Molto male dunque, non se ne sentiva la mancanza, e noi torniamo ai cilindri effettuati nel 1865 a Francina Marta con il desiderio di farveli ascoltare presto.

1 commento:

  1. Come sempre grazie al nostro Giacomo Donzelletta Leopardi per le sue pillole di saggezza che rendono tutti voi (non me ovviamente che la scienza è in me infusa) migliori. Circa il cast credo sia sufficiente leggerlo sul frontespizio del disco per immaginare i reali esiti dell'impresa... Nei giorni prossimi un nostro fedelissimo collaboratore, che preferisce per il momento rimanere dietro le quinte, Turino Trombettini inserirà gli ascolti della Frenulide di Francina Marta citati dal caro Giacomo Donzelletta allora tutti voi, pure nella vostra congenita ignoranza, potrete fare i dovuti confronti con le odierne Carciofi e Melosuc...

    GP

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