domenica 1 febbraio 2009

Humanatio in tettas Soffighebonae et culum Scrotti

Un nostro lettore rigorosamente e proditoriamente anonimo ci ha scritto una lettera dal sapore alquanto plumbeo e oltremodo ultroneo in cui afferma che noi si sia preso di mira la cagnante pardon cantante Anna Soffighebona recentemente protagonista dell'infausta radiotrasmissione radiofonica della Zelmiramide da Capistronfoli sulla Frascapendente di cui abbiamo avuto pessima impressione nonostante tutti i pipponi che c'avete mandato sulla difficoltà che le vostre orecchie non aduse al vero canto stilizzato avrebbero a sentire l'emissione dei cantanti quando come in questo caso precipuo e preciso non fossero pervicacemente stilizzate. Orbene dunque però tuttavia questo lettore illegalmente anonimo ci ha scritto nella lettera che noi si sarebbe invidiosi della Soffighebona per le di lei belle fattezze e che per pregiudizievole e ingannatorio nonché poco intelligente in insapido si sarebbe prevenuti contro di Ella e dunque che ci dovremmo ravvedere su un giudizio più positivo nei confronti della signorina.

Ebbene come già ho citato il proverbio tanto caro al nostro amato Gabbietti: nomen omen et omen non legnum e che potremmo continuare con un bel quia omen heterus placet tettas femmine et omen unus paucus gaius placet alteram extremitatem masculi e così vediamo ora anche sui palcoscenici cantanti di ambi i sessi dotati di grande fascino per i rispettivi schieramenti e per le signore ma che non hanno la giusta vocalità stilizzata che non risiede né nelle protuberanze mammarie né in quelle dorsali se tanto mi è lecito e dunque è di logica specchiata dedurre che oggi importa soltanto la fattezza fisica per avere un ruolo piuttosto che quanto preconizza la buona arte del canto.

E comunque tale anonimo lettore dovrebbe palesarsi perché forse è Esso di quei cantanti che hanno il profilo scultoreo di un Baldowino Scrotti tenore impiccato e ululante in parti drammatiche come il Don Giacomo nell'opera omonima di Aldo Mozzarelari, parte ricordo cantata per la prima volta nel maggio del 1625 presso il Teatro Rivoluzionario di Prosciuttstaat in Nonvedentslacchia da un basso di grande tonnellaggio vocale, e dalla voce sontuosa quale Sibilo Strozzini... e insomma sarà forse lei anonimo e vile lettore uno di questi rapanti artistucoli plurigluteizzati che sembrano più mugolire per una dose eccessiva e oltremodo ultronea di pillola per la virilità che non cantare con perfetta emissione stilizzata.

Se così è come sembra ed è allora tu sei un bel gran fetenchione perché è inutile venire qui a pietire recensioni positive che noi gia mai rilascieremo nei confronto di cantatucoli incapaci di legare due note in zona medioalta Sol1-Sol7. Ecco espressa la nostra risposta.

14 commenti:

  1. Come già espresso dal mio collega Giacomo Donzelletta Leopardi vorrei ribadire all'immondo anonimo lettore che la Soffighebbona è cantante dai notevoli problemi tecnico-vocali che le impediscono appunto una giusta emissione stilizzata, senza la quale emissione stilizzata un cantante è poco stilizzato nell'emissione. Mi permetto quindi di invitare il nostro indegno lettore a svuotarsi le orecchie dal cerume accumulato di tutte le orrende cantatrici attuali, di certo poco stilizzate, e andarsi a sentire le grandi cantanti stilizzate come la Meloni Campani o la de Lafosse cui sono dedicati i nostri ultimi posts. Magari sentendo tale canto stilizzato si renderà conto della vergognosa miseria attuale.

    Detto questo caro nostro schifoso marcescente lettore la saluto con estrema cordialità

    GP

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  2. Gentilissimo ed egregio Pietro Bagnoli che tanta ha grazia nel firmarsi con nome e cognome come noi fummo adusi nella vita serena La ringraziamo per detta profferta della quale ahimé non possiamo capire il pieno tenore giacché noi, come Lei ben sa, anime vagolanti per l'etere da tanti anni che nemmeno ancora il Buetti era andato a risciaquare le cioce all'Adige, eziandio non possiamo che ringraziarLa per l'attenzione e Le concediamo di "linkarci" pertanto laddove tale azione abbia tutti i santi crismi della stilizzatezza e riserbo come si aspetta da chi attinge al sontuoso latte che scorre dal seno del vero canto stlizzato.

    A proposito, gentile Bagnoli, cosa pensa lei delle grandi stilizzate De Lafosse e Meloni Campani?

    Ci chiede chi siamo, ma noi non siamo... L'essere è così poco stilizzato, ci pensi,
    devotissimo lettore.

    GDL GP COCOCOCO e CICIPI

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  3. In realtà non mi chiamo Pietro Bagnoli: è uno pseudonimo di un melomane che ho trovato su Internet. In realtà mi chiamo Luther Blisset e sono un ex calciatore. Non conosco le stilizzate di cui Ella parla: io seguo solo le urlatrici. A proposito: cosa significa cantare sul fiato? E si può cantare sul fiato se la sera prima ci si è fatti una pizza con cipolla, gorgonzola e aglio?
    Vogliate gradire le mie più deferenti corsialità

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  4. Non avevo dubbi dal suo nome... Ella non è in grado di godere dei sublimi piaceri del VCS per via del suo pensare poco stilizzato. La invito però a lasciar perdere le orrende urlatrici esofagee che popolano la sordida provincia tedesca che il melomane cui Ella usurpò il nome è solito frequentare. Ci segua, con umiltà, sulla via che noi le indicheremo, si cibi delle briciole di sapienza che cadono dalla nostra mensa, e magari, in un futuro lontano, riscatterà la sua situazione di nano salendo sulle nostre spalle di giganti.

    GP

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  5. Titta (abbreviativo lombardo di Giuditta), però Ella non mi ha ancora chiariti i dubbi sul fiato. Le citavo il caso della pizza gorgonzola-cipolla-aglio e, talvolta, peperone per sapere se, in questo caso, il fiato possa putacaso essere messo in maschera, per esempio una maschera di carnevale. Io temo che il malcapitato potrebbe perdere i sensi per una sorta di "ritorno di fiamma", ma non saprei dire. Mi potrebbe illuminare, cara Titta?

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  6. Certamente. Sommo valore ha nella nostra missione svelare i segreti del canto stilizzato e chiarirne i relativi dubbi ai nostri nuovi adepti. Nel caso da Ella proposto, qualora il cantante in questione sia in possesso di un appoggio diaframmatico quanto meno saldo e sicuro, tale ritorno di fiamma (che non sarà più ritorno di fiamma ma fiamma e basta) avrà modo di sfogare per altri sfinteri, unico rischio l'incendiamento delle assi del palcoscenico, ma questo non è un problema che ci riguarda, interessati come siamo al solo VCS.

    Sperando di aver fugato ogni Suo dubbio Le porgo i miei ossequi

    GP

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  7. Cioè, Titta: lei mi sta parlando di una flatulenza ossidrica! Le sembra che questo sia un corretto appoggio sul fiato? Le sembra che così detto fiato possa estendere l'estensione dal mi sotto al rigo sino al fa8? Ma soprattutto, ciò che è più importante: è scritto sul Garcia?
    Voglia gradire, adorata Titta, un bacio dal Suo PB

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  8. Le rispondo, incolto lettore, con un secco Sì a tutti i suoi quesiti. La flatulenza ossidrica, come tutti gli esperti di canto stilizzato sanno, ha il potere, grazie alla sua forza propulsiva, estremamente stilizzata anch'essa, di portare la voce in posizioni altissime tali da permettere di affrontare il passaggio Do -1 Sol12 senza difficoltà alcuna; questo, ovviamente, fu proprio rilevato dal Garcia nel trattato, da molti, certo poco stilizzati, dimenticato, "De Flatulentia" e ripreso dall'oracolo Gabbietti nel corso delle sue lezioni in quel di Francina Marta, ove, con nostro sommo giubilo, non mancò di fornire esempi esplicatori di detta dificilissima tecnica.

    Ossequiosamente

    GP

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  9. Naturalmente non possiamo che cadere plaudenti alle ginocchia della divina Giuditta che tanta sapienza soffonde nelle menti di quei fedeli ancorché incolti lettori che con grande benemerenza seppur inficiata da diversi problemi di comprensione non per scarsa intelligenza s'intenda ma per disamore del vero canto stilizzato non ci capiscono una fava d'Aronne. Ma pur tuttavia conciosiacosaché la divina Pasta abbia ragione su tutta la linea e pur esprimendosi in un linguaggio forse più umano del de cujus me vorrei ricordarLe deferente che Garcia altra non è che l'allocuzione volgare indicante per noi del mondo in suso il grande trattatista fiammingo Emmanuel de la Garce padre delle non meno celebri Giuseppa de la Garce detta Beninbran poi De Bardot e Mattea de la Garce andata poi in sposa al direttore del Moulin Rouge, monsù Clouzot, grandissima... stilizzata la prima purtroppo defunta in giovane età e grandissima tragediana la seconda, ma non nello stile nelle ovariche ultratrici l'altra, creatrice per il grande compositore lettone Birlikizi, rifacimento di una vecchia opera di Vilebaldo Fortuna, della parte di Eoridikio nell'Ioridikio i Orfio dato per la prima volta presso il teatro Irkilikiki, ossia teatro pontificio della ridente cittadina di Liki Kiriki nella provincia lettone di Rikiki Liriki.

    Ma cui prodest tanta sapienza con Lei carissimo amico se come il Belacutella ignora i principi primissimi e primi del canto e si atteggia a sfottitore inverecondo della de cujus grande arte? Seguiti a leggerci senza ultronea volonta di auto determinazione, rompa i lacci che la tengono legati a tradizioni ormai consolidate ma che vanno tutte a disdoro dell'arte, ci seguiti dunque e presto le faremo scoprire un'altra grande stilizzata: Coppiera Stimazzi.

    Vorrei ricordare ai nostri fedelissimi che è in cantiere il primo articolo di alta musicologia del nostro nuovo collaboratore Gigì del Praz e che riguarderà il capolavoro oggi sconosciuto di Titozzo Marchesati Culfranti, la Frenulide in Coitàge in occasione dell'uscita del prossimo parto podalico della casa editrice irlandese Opera Vulgaris e che sicuramente strazierà le nostre povere orecchie giammai aduse alla materia fecale che ci piomba sul capo ogni volta ci si abbassi dal nostro empireo a origliare qualcosa dall'attuale mondo terreno.

    Con immutata stima, nonostante tutto ma proprio tutto, il suo gentilissimo Donzelletta.

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  10. Gentili Signori
    sono un critico musicale senza lavoro causa tagli del FUS
    mi dedico alla scoperta di capolavori musicali nascosti
    il ritrovamento di
    "LA VULVA E IL COCCIGE"
    opera seconda del principe Rambaldo Ferrari Nervi, fa sì che mi rivolga a Voi perchè possiate aiutarmi a produrre tale opera
    Vi ricordo che in La Vulva sono presenti tutte le caratteristiche del VCS
    Con la consapevolezza che non ci sono più voci che permettano esecuzioni affini e consone all'ideale della vera stilizzazione [cfr: Leòn Marquise "Stylisation de la réalité de porc et de la cochonesse de sa soeur" pg 123-156]umilmente mi rivolgo a voi e attendo notizia.
    Grazie
    Diliberto Elenio Herrera

    25 febbraio 2009 14.46

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  11. La ringraziamo profandamente Diliberto Elenio Herrera per averci resi partecipi di questa Sua nuova scoperta. A noi, fino ad ora, era noto solamente un rifacimento, ispirato alla medesima vicenda, del 1765 ad opera di una delle poche compositrici dell'epoca, oggi dai più dimenticata, Gustava Dandolo in Culfranti (moglie del celebre marchese di Culfranti), rifacimento dal nome "La Topa e il Sacro", capolavoro finito oggi in soffitta e dai più dimenticato per l'immensa difficoltà di esecuzione, che costringe la partitura ad un immeritato oblio. In epoca moderna venne eseguita un'unica volta in quel di Francina Marta, all'epoca dell'esecuzione ancora territorio del nostro Gabbietti, dove i ruoli principali erano ricoperti da quegli autentici prodigi di stilizzatezza di nome De Lafosse e Biondino, che fecero delle difficilissimi parti della Topa e del Sacro due sublimi paradigmi di VCS. Ricordo ancora la De Lafosse penetrare nelle voragini della Topa con salti tali da ricoprire il passaggio Do -1 Sol12 con la disinvoltura di un bimbo che si esercita sulle cinque note. Mi duole, caro Herrera, farle notare che con artisti quali quelli attuali, periti nell'arte della gorgia più che in quella ben più nobile del canto, sarà impossibile riportare alla luce capolavori quali "La Topa e il Sacro" o "La Vulva e il Coccige", l'unica cosa che resta a noi tapini ascoltatori moderni è sperare in un futuro ben meno miserando di questo presente.

    Con afflizione

    GP

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  12. Egregio signore hidalgo gentiluomo Herrera,
    da sommo musicologo quale sono non posso che ringraziarla baciandoLe gli alluci per tanto meravigliosa scoperta. Non so davvero da che parte girarmi dalla gioia che ho avuta al risveglio nel leggere il Suo messaggio, che mi comunicava la riscoperta di una partitura che andavo cercando di biblioteca in biblioteca da tempi immemori.

    Come vaticinava la Divina Pasta gli unici brani della "Vulva e il Coccige" a noi giunti furono inseriti nel pastiche "La Topa e il Sacro" della moglie di Marchesati Culfranti, Gustava Dandolo nata Gustavo e poi passata alla terza persona con un intervento chirurgico in quel di Magion Nera in provicia di Siracusa. Questa grande compositrice, alla quale sicuramente dedicherò un mio al solito illuminante saggio, riprese alcuni brani dell'ormai desueta partitura di Ferrari Nervi, nato a Janua in provincia di Casalpusterlengo attorno al 1685 e passato a miglior vita a Fiorenza in provincia di Fiesole 121 anni dopo. Tra le sue opere di maggior successo, all'epoca, la Venere scosciata (Teatro Enrico Miserello di Janua, 1711) e la più dimessa Minerva maligna (Teatro Damigiane di Patavia, 1723). Il trionfo più grande gli venne con la Vulva e il Coccige, dato in Viareggio (anticamente Strada-a-Parma) in provincia di Pietrasanta l'anno 1727, ossia solo due anni dopo la Frenulide.

    Ma davvero le mie mani fremono dalla voglia di accarezzare la soffice pergamena della Vulva... Spero mi saperà indicare, gentilissimo benefattore dell'umanità, dove si possa ritrovare.

    Con stima entropica, suo Gigì.

    (e forse, chissà se presso lo stesso sacello si potrà ritrovare l'unico oratorio di Ferrari Nervi, ossia "Il gemito della colomba trafitta da dardi possenti", dato nella provincia di Sanpietro l'anno 1738...).

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  13. Cari Signori,
    vi ringrazio dell'attenzione e della celerità con cui avete preso al volo le sinassi e le sintottiche di La Vulva e il Coccige.
    La casa editrice Maria Facini Pazzi di Lucca, prov. di Porcari, sta provvedendo alla ristampa della preziosa pergamena che, caso strano per l'epoca in cui è stata redatta, è trattata con pergamato e allume cose in voga attorno alla fine dell'ottocento e, quindi, parecchio più tardi della datazione presunta della Vulva.
    Ma la parte chimica della Vulva non è cosa che ci interessi, trattandosi, io stesso, di persona più musicale che fisiologica.
    Recatomi in questi giorni nella cittadina di Viareggio - dove svolgo un doposcuola trisettimanale ( spesso anche bipartito ) per la locale "scuola della cartapesta e del libero pensiero" ho trovato traccia della prima datazione della Vulva che - caso davvero strano! - ha dei chiari riferimenti alla "Hic est aves paduli", primo pampleth della saga che proseguirà, poi e ben due lustri dopo, con " Qui volat altitudinem culi" ( in latino involgarito ) e di cui si son perse le tracce fino quasi ai giorni nostri. Ci vorrà Manfroce e la sua Ecuba a rioportare in luce tale capolavoro, pur se solo nominandolo in due capoversi.
    Gentili Signori, se nulla turba la Vs sapienza - che a volte mi appare invero così desueta - io procederei con le ricerche sulla Prima della Vulva, e a tal proposito contettarei anche la locale rai, per un "Prima della prima per la prima della Vulva" che mi parrebbe assai interessante.
    Vi ringrazio fin da ora e anzioso aspetto notizie, qua sul blog.
    Diliberto Elenio H.

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