lunedì 2 marzo 2009

Dei Debosciati fin troppo puritani - nuova edizione Mecca


Era annunciata da tempo anche perché dopo mesi di cabotinaggio attorno alle coste del mar Nero con soste in Latvia e Moldavia il carrozzone di pessimo gusto di questa produzione assolutamente e pervicacemente ultronea doveva secondo la moderna logica del non si fa nulla se poi non viene conservato allor quando buona norma antica vorrebbe che dopo aver espletato si tiri la catena ma passiamo oltre, essere consegnato ai dischi per la solita casa editrice di Islamabad un tempo famosa per essere stata legata da contratti in esclusiva con personaggi quali Giuseppe Della Suora, Risorta Infrebaldi e la vera stilizzata Notherland per contrapposizione con la cristiana Emish casa editrice invece della Cetriolini Saklà e del famigerato tenore falsista franco marocchino Mario D'Etienne. Ora sia Emish sia Mecca non si esimono dallo scodellare queste pietanze indigeste quali questi Debosciati di cui già aveva in catalogo un'edizione celebrissima con la detta Jenny Notherland (Artura indimenticabile) e il mai troppo compianto Apuleio Cignintegri quale Eviro.

Debosciati di Bruttini che come insegna la musicologia e cioè il libretto del direttore Malinge che batté la solfa in quell'edizione e non la musicacchiologia che tanto sangue canoro fa scorrere (cfr le penitenze della Quinquagesima) sono innanzitutto opera per cantanti adusi e proni alle vere regole del Vero Canto Stilizzato e quindi de facto ineseguibili al giorno d'oggi. Solo per questa ragione questa nuova edizione andrebbe usata come vaso da notte tanto d'altronde essa è capiente quanto a volume e capienza e invero la fotografia della pseudo divetta protagonista invoglierebbe a agili espletazioni assai più stilizzate di quanto siano le sue prove canore.

L'edizione si picca d'essere la prima edizione discografica della cosiddetta "versione Benibran" a proposito della quale non starò a dilungarmi giacché è materia assai troppo poco sintetica per adattarsi al mio stile di scrittura, cioè stile scrittorio, cioè modus scribendi, oltremodo sintetico per adattarsi a una materia poco sintetica e quest'ultimo mio periodo scritto da me medesimo lo dimostra appieno e in tutta verità fattuale, fattiva e anche fattura (cfr. il prossimo articolo di Trombettini sul cimitero di Trecate, non fossi così stilizzato come sono mi toccherei le nobili gonadi).

Ma per fare la version Benibran non basta certo chiamare l'ultima divetta popputa e di viso discretamente appetibile per interpretare un vero ruolo da prima donna stilizzata: come ho già ricordato la Benibran altra non era che la figlia maggiore del celebre cantante e trattaista Emmanuel de la Garce, così chiamato perché alla madre e cioè nonna della Benibran piaceva travestirsi da maschio e andare a pescare siluri con l'allor primo ministro siciliano Vinstone Chiesincollina., ma tutta questa è solo letteratura per letterati adusi al VCS e so bene che voi abbiate bisogno di ben altri rudimenti. Ad ogni modo senza stare troppo a menare il can per l'aria soprattutto perché amiamo gli animali e non vorremmo che detto cane cadesse e comunque di cani ne abbiamo già tanti ancorati alle sacre tavole dei teatri che nessuno riesce a staccarli, insomma vorrei dire con molta stringatezza che la Artura di detta Fagiolia Sbattoli, mezzosoprano nominale ma in realtà sega integra e totale non riesce a sostenere le lunghe arcate sul passaggio Sol1-Sol7 cui la parte di Artura la costringe soprattutto negli insiemi dove una vera prima donna stilizzata (cfr Northerland) riesce a farsi sentire raggiante e perfettamente in maschera nonché nondimeno sontuosa sul tappeto musicale tessuto da Bruttini in quel punto e quindi non pretenda la Sbattoli come sostiene nelle varie interviste imposte più che concesse ai vari giornali - cacata charta! - internazionali e nazionali che lei è l'unica a cantare la parte di Artura come veramente si dovrebbe giacché Cetriolini Saklà, Northerland e la meno relativa Asiné l'avrebbero interpretata senza tenere conto delle esigenze di uno spartito che andrebbe diretto verso la fracassonità a dire suo che non verso l'intimismo patetico e lirico delle tre dette cantanti (stilizzate le prime due, ancorché solo nei primi 70 anni di carriera la prima, e meno stilizzata la terza ma a confronto della Sbattoli sarebbe come paragonare la Merde d'Artiste a la merda del can menato per l'aria. Molto molto male la famosa scena della saviezza ove Artura finalmente rinsavita erra di stanza in stanza nel suo palazzo in cerca di una dose di Voltaren: non c'è nessun lirismo nelle sue agilità cempennate e nelle sue emissioni invero poco stilizzate ma cosa forse ancor più grave la cantante è forse troppo contenuta e invero poco agitata come si converebbe ad una vera scena della saviezza giacché come dettò il Gabietti in quel di Francina Marta al grande soprano di coloritura Filippa Ruzzini: "Savitudo in vero canto stilefacto reddenda est magno cum furore quia firmamentum stilus contraribus afectibus instat ; quamobrem si vere stilefacte cantare vis capsum tibi freca de quo in texto inveneris. Scriptum enim est in Manueli De la Garce tabellarum: "Si vis cantum para culum".

Diegy Nagy Roszas, noto tenore ungherese, è un altro divo della Mecca e come al solito e come ha dimostrato nel recente suo parto podalico dedicato a Giobatta Cleptini in cui rendeva palesi gli stessi limiti qui appalesati: voce sì decorosamente emessa specie se paragonata a quella della Sbattoli, grande agitazione espressione che si confà bene alla parte ma costante mancanza di una vera componente nasale nel canto e volume fin troppo stentoreo e pieno per essere giustamente definito stilizzato laonde l'ultimo tenore anzi affine ad un virato cantore di cui Cleptini seppur non virato poteva essere considerato il vaglioso surrogato ai tempi della composizione dei Debosciati era l'oggi ritirato Biondini cui il Gabietti insegnò tutta l'arte del VCS declinata in ogni sua più minuta parte e che seppe applicarle per il breve periodo che questo è concesso alle umane voglie.

La mia estrema sintesi mi porta anche nonostante vorrei fermarmi qui ma sarei poco sintetico invero a parlarvi molto estesamente del Giorgione e dell'Enrichetto di turno: Mah Skavo Coreano dalla Crimea, sedicente baritono ma più affine ad un osso di seppia raffreddato e Baldovino Scroto o Scroti (questa variazione nel nome tantum si spiega con l'intermittente risalita d'una delle sue gonadi probabilmente a causa delle brache troppo strette che ubicumque porta onde avantaggiarsi presso le signore delle platee) del quale invero poco stringantemente potremmo dire che orrendamente latra citando quel Durante allievo poetico del Gabietti (che lo ricordo era uomo di altissimo talento anche nell'esercizio delle lettere).

Sarò molto lungo sui comprimari giacché non ricordo i loro nomi.

La direzione di Renato Giacomi è escremento distillato in alambicchi ricavati dalla putredine del cadavere del buon senso e della buona creanza musicale e come al solito laddove l'organico originale prevede una voce per parte la tendenza classicare vuole il fracasso di 90 elementi e la varietà del diapason laddove è certamente accertato che esso era fisso e situato attorno a 290 hz: così dimostrano gli acuti di Francine De La Fosse che, o miracolo, a quell'accordatura finivano sempre qualsiasi diapason il battisolfa di turno le imponesse.

Bruttini - I Debosciati

Artura: Fagiolia Sbattoli
Eviro: Diegy Nagy Roszas
Giorgione: Mah Skavo
Enrichetto: Baldovino Scroti (Scroto?)
et coeteri

Akademie fuer Scheisse Musik Stuttgart
Renato Giacomi, direttore (????)

7 commenti:

  1. A me piace molto, anzi, mi genera cospicue e precipue erezioni.
    Il tenore è stilizzatissimo, ma non regge il paragone con i grandi esponenti degli Anni Settanta né, se solo per questo, con un tenore che ho sentito l'altra sera al Teatro della Miafava, unico esempio di VCS in un mare di brutture che vi dico nemmeno si crederebbe tanto che sto per andare adesso al Politeama di Stafungia imperciocché si allestisce la "Clitoride sul monte di Venere", opera prima di Pallante Budiulo che non vi dico se è mai possibile che si allestisca un'opera del genere quando si hanno sì e no i cantanti per fare i comprimari dell' "Averne oggi" che gli faremmo fare tutto.
    Vi compatisco

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  2. Caro Bagnoli,

    Ella oltre a venerare cantanti per nulla stilizzate anzi francamente uterine frequenta pure luoghi di perdizioni quali il Politeama di Stafungia luogo eletto alle peggiori sconcezze classicare (mai quanto il Teatro dei Campi Bisenzio a Lutezia dove la divetta Sbattoli che tanto le suscita turgori si esibisce ogni anno).

    Suo in fede fedelissimo, Donzelletta.

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  3. Gentile avvocato Bagnoli,
    come possa compiacersi di tale opera e di venerabile esecrazionee di paradigmatico dubbio gusto.
    Ritengo inoltre, e come potranno confermare le scultoree tenutarie del blog, che il suo "Clitoride sul monte di Venere" non sia che una pessimerrima imitazione del tanto da me amato "Lo scroto e la fanciulla" di Pilhomena Mc Artur Ano.
    Gentile avvocato Bagnoli, le propongo un seminario di stilizzazione scultorea vocale in cui potremo esternate prostatici e gaudenti commenti stilizzatissimi per la divina madre delle madri: Benibran
    Del resto, egregio avvocato Bagnoli, basta leggere le sue siffatte judicatio sulla Fagiolia esecrata e immonda ancella del classicismo venereo e urticante, e sul Pallante Budiulo - labronico esempio dello scellerato comporre antitetico alla stilizzazione perfetta - per potermi permette io stesso, e in venerato ossequio alla moderna moda della stilizzazione cantabile canora, di pregarLa, lei avvocato, di entrare nello spirito stilizzato di questo blog, o di non contaminare l'illuminata saggezza che ci illumina.
    sia Lode sempre e sempre alla Divina Giuditta e alla nostra grande Musa Benibran
    Diliberto Elenio Herrera Josè

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  4. Avvocato una fava! Io sono quel gran medico, dottore enciclopedico, e mi pregio comunicare alla Signorina Vostra che non capisce una cippa frusta.
    Imperciocché "Lo scroto e la fanciulla" - come è ormai acclarato - altro non è se non la pedissequa trascrizione di un poemetto onanistico di Euprepio Misirizza messo in musica da Argene Manfaninmano. Ne consegue pertanto che non c'entra una fava lessa con le angosce virginali della dolce Clitoride, i cui alti lai richiedono non già le corde di quello che voi definitie il VCS, bensì un intrigante declamato melodico per cui occorre la languida emissione di una espressionista della più bell'acqua.
    Se non capite questo, è meglio che lasciate perdere blog e consimili, dappoiché vi restano solo gli occhi per piangere e le mani, per li minuti piaceri con cui vi sollazzate ancora, alla vostra veneranda età.
    Mi scivolate come diarrea

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  5. Egregio Avvocato Bignoli
    non sono una signorina,ma Diliberto Elenio Herrera, studioso di musica stilizzata e cultore - di conseguenza - del vero canto stilizzato.
    Mi pregerebbe interloquirla con una copia del mio "Dalle Pleiadi alle Gonadi" in cui estimo la vera lungimiranza della stilizzazione fatta poema.
    Egregio avvocato, riguardo al"Clitoride sul Monte di Venere" ripeto i miei dubbi e le mie perplessità, ritenendo che - certamente - si tratti di una copia ( pressocchè orrenda ) della rarefatta "La prostrazione di Prostata" ove nulla viene lasciato la caso di una inprepretazione classicista, ma tutto è servito a un canto drammaturigcamente corretto nei canoni stilizatissimi di un raffronto spasmodico e artefatto rivolto a una eiaculatio canora di gusto sommo.
    Eh sì, esimio avvocato, quando la vera stilizzazione canora (VCS) si esplica con tutta la semplicità apparente della sua perfezione, l'orecchio umano gode di indicibili eiaculazioni canore; eiaculazioni che - invero soventissimamente- si trasmutano in vere e proprie eiaculatio spermatiche.
    E qua la volevo: è proprio grazie alla eiaculatio spermatica che devo,fortissimamente DEVO, musicare "Dalle Pleiadi alle Gonadi".

    mi pregio perciò di regalarle questa mia piccola rima sciolta, sperando in una sua imminente redenzione

    "a te avvocato gonorroico
    venga in soccorso il ciel

    su inenarrabili notti da diarroico
    sparga pietoso un vel "

    orgasmiche note!
    Diliberto Elenio Herrera Josè

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  6. Noto con sommo disappunto come la mancanza della mia stilizzata presenza, anche se solo per pochi giorni, porti voi anime destilizzate, più vicine alle bestie che alle umane genti, all'insulto più becero e pecoreccio, oltretutto rivolto a Me, alla Divina Pasta, vero signor Bagnoli? Da Ella un atteggiamento simile non l'avregi giammai creduto, anche se i suoi disgusti musicali avrebbero dovuto insospettirmi.

    In ogni caso prostratevi alle zeppe della Divina e fate penitenza.

    GP

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  7. Divina Giuditta, con rispetto parlando, mi ci sciacquo le palle con le di Lei geremiadi sui miei gusti musicali di cui Ella non capisce un beato membro

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