
Dicevo dunque nella mia forbita e castigatissima prosa adusa a tutti i clismi del cursus e del honos, insomma, VPS (vera prosa stilizzata) in veriveritate, che v'ho fatto un bel tiro a tutti voi, illecebri cerebri, e in particolare a quelli di Eleuterio che tanto ci consunse le onrate sfere olim (da non confondersi con le lampadine Osram) e quel sciocchino di Natale che scrive senza senso veruno di consecutio temporum e dovesse per questo imparare acciocché scriverebbe meglio.
Tale è l'ischerzo, e siffatto che per mesi gli astilizzati lettori nostri, che tanto fanno piangere allagrime di sangue la beata sempre stilizzata Pasta, e a me scoppiettare gli ubertosi capsieri (videlicet testicula, videlicet nella lingua lesa di ser Iacopone, le coglia), non avranno potuto leggere (il soggetto è alla prima riga di questo istesimo paragrafo) articoli, lamentandosene molto e contriti di core chiedendosi come mai e perché e donde e per qual ventura e come e quando noi si sarebbe elletto che non scrivassimo piue e spandere nostro sommo sapere ai fini della redenzione loro (sempre il de cujus soggetto del rigo 1).
Ma quanto s'ingannasserebbero costoro è cosa palese ed evidente all'occhio di noi celicoli giacché loro hanno presunto vieppiù troppissimo et molto della loro fallace possanza intellectiva, già che, infimi quali essi siano e sono giamai avrebbero essi potuto leggerli, condetti articoli, dacché noi si ellesse di renderli visibili solo a chi veracemente e in veriveritate plena et efficace potesse fregiarsi dell'onrato titulo di veri stilizzati, rifuggenti cioè da ogni assunzione lasciva di LSD e sempre attenti a non aver mai l'orecchio ottuso da merda veruna. E cioè noi soli potemmo leggerli, per nostra somma gioja, giacché non è cadere in peccato d'Onan godere di noi stessi se noi stessi soli possiamo, gaudio sommando a gaudio, godere di nostra gaudente stilizzatezza a pro nostro e ischerno di voi che tanto isprezzate il vero, seguitando invero a prezzare il falso, conciosiacosaché vi sia stati svelati un dì i tesori d'una De La Fosse a disdoro d'una Gamelancia o di una Meloni Campani che, ohi sommo orrore, l'illesa e virginea critica lsd-iana Livia Avvocato osò riporre sul piano medesmo d'una orrenda latrante falsista quale tale Carmen Economicosi, alla quale lanciamo imperituro vituperio in nome di Giuseppa Gradonnona e del suo sacrato avello ricettacolo d'ogni gaudizia.
Ben lo sa il Bellacutella, che sentì lo colpo tale, che disperò perdono (cito sempre il sommo Gabbietti e la sua ben nota Tragedia, ultimo de' libercoli suoi, il primo essendo quello sul Melodramma in cilindro, per i tipi della Frasconi, Anno di Giubileo 1500).
Con afflizione e doppia piroetta carpiata, vostro leso e divoto e humìlissimo servo Donzelletta.
Ps: baciatemi le piante, e non parlo delle quae supra cucurbitacee.
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