lunedì 30 agosto 2010

L'antro di Gigì - La LEGGE di Bruttini: genesi di un'opera


Cari e lesi lettori,

ancora una volta, per sua grazia ineffabile, l'oltremondana Giuditta mi concede queste succose chicche tratte dal mio poderoso sapere. Oggi voglio dilettarvi con la storia delle genesi della famosa opera “La Legge” di Perdenzio Bruttini, che per la divina Giuditta compose specialmente le opere “La Legge”, data in Ascensore l'anno 1x31 e la Che Bambola!, quasi contemporanea.

Correva il 1x31 e il tale Naposilveone scese dai monti a scompaginare la resistenza italica. Quivi trovò i suoi quartieri nella bella cittadina di Mediolano in provincia di Arcore, oggi sotto la giurisdizione di Sampietro e riprese in mano il bel teatro Ascensore. Naposilveone lo fece “aggrandire e abbellire d'ogni belluria”, così si legge almeno nei “Res gestae Naposylvionis doctissime exemplatae manu Aemilii de Fide canzellarii eius”, ritrovato in un codice miscellaneo appartenuto ai conti Semeladai Gratie del ramo Celomoll y Megratas y Noprendov y Agras. Così prosegue l'avita cronaca: “L'altissimo prence d'ogni bella plastica munito, ch'ogni anno andava lieto a vileggiare onde parir più bello in redditu suo, penzò anchor adornare con musica bella siffatto teatro e onde ciò facere mandò al maestro della cappella sua, Bordon de la Picella, di componere picciole gavotte e frotterelle delle cui quali grande aveva sperienza, in ispezie barcarolle e fior da rosto. Ma il brav'omo, che troppo avea sofferto dell'essere servo a cotanto divo, preferito havea libertà parcatella a magno magnare, talché s'era ito nell'isole lontane e si trovò adunque il Naposylvione privo di musici e cappella. A tanto non valse la strana ventura onde recar scoraggiamento al nobile viro ch'adunque si volse a miglior vassallo: il Brutini, ch'allor biscazzava lieto di buona gioventude et ardore in quel di Cremona apud certa sua dulcissima amante. Mandò dirgli che volea, il forte Artabano, che fosse per esso Brutini composita qualche melopea di savia contenenza, a ciò che meglio reggesse in giusto e puro governo suo popol beato et d'ogne grazia fornito. Brutini, che havea in gran dispitto il vacuo del borsino, arrise tam lieto al lieto incarco. E così componette “la Legge”, che tratta parea da antichissima compositione onusta d'anni et gloria, e che andava sotto nome assai desueto e strambo sonante come “Costitugione” o “Costitutione”, difficile memoratu. Affidò gli stromenti, il santissimo pastore, a quell'anima ebra di luce che il volgo clamava a gran voce “Alì fanò, alì fanò” omniquandocumque appariebat. E diede voce e spirto a tanto spiro d'artistico seme la condegna cantrice Iuditta Pasta, ch'allor regnava sull'Italica sclatta delle musiche dame”.

Le fonti dunque parlano chiare, e non ci sarebbe nulla da aggiungere sul contesto storico in cui questo poderoso melodramma, o meglio Tragedia, trovò a collocarsi. “La Legge”: dagli atti del Teatro si evince che Bruttini la compose in sole due ore ; gli bastò infatti, come emerge in tutta chiarezza da un attento studio di quella strana opera desueta detta “Constitutio rei publicae”, stralciare ogni passo che non confacesse pienamente all'alto disegno dell'augusto committente e armonizzare il resto nella tonalità gioviale di SI-FA-SOL (PER M.E, videlicet per Modulationem Enharmonicam).

La trama è in sé quasi banale: La Legge (soprano) è figlia di Placcateso (basso), sacerdote di Tivoincul, dio del Falso. Da anni essa drudeggia con Piduone (tenore), comandante di una legione della tribù Frimasonia. Essi nutrono due figli: un maschio, Gamorro, e una femmina, Mapphia. E poi quanti altri, il libretto non lo dice, ma si suppone soltanto. Un bel giorno Piduone tralascia la Legge per l'avvenente Cunzubalda, della tribù dei Brambbili, e la Legge s'inviperisce. Alla fine Legge e Piduone spariranno in un gran falò, per installarsi nell'iperuraneo, lasciando il tutto in mano a Placcateso e ai loro figli.

Più complessa la composizione, specie per le giustissime richieste della protagonista. Ma circa questo v'invito a leggere la prossima puntata di “C'è posta per la Pasta” (volume 91) in cui il Cazziere vi svelerà il carteggio tra la levissima cantatrice e il suo diletto Bruttini.

sabato 28 agosto 2010

I dadini di Brodino - Rocky il Copritore, nuovo DVD

Ricevo via etra et eziandio pubblico questo DADINO (Dissertazione di Allievo Destinato a Imperfettastilizzazione NOnostantetutto) del nostro fido collaboratore Brodino, che per ogni via è andato nutrendosi alle mamelle copiose della scienza del grande Gabbietti.

Il DADINO riguarda l'avvenuta presa visione, da parte di detto Brodino, della recente pubblicazione in DVD (Degenerazione Video-Destilizzata) della celeberrima opera di Bonaventura Mistacca, Rocky il Copritore, di cui ancora ricordo la splendida edizione data in Ascensore nel 1859 (o 1959, ma son quisquilie) con la stilizzatissima falsistissima Magdi Allamvero (che saluta tutti con affetto), grande diva (ebbeh, io m'ero già ritirata, che volete) e il grande Rocky di Ispanico Vivaldi, il buon Chiffonet di Achille Ettorini (altrove berciante, ma qui piacquette anche a Gabbietti, il ché è garanzia di ogni verità)... Insomma un grande cast, poco da obiettare. Vi allego la locandina così potete ripulirvici gli occhi. Un saluto a me stessa, Giuditta celeste.

Qui comincia il DADINO di Brodino:

Eccheccasso... La casa discografica Penthouse ha deciso di pubblicare sta porcata, alché ho deciso che naturalmente dovevo vederla perché io mi ci diletto capite a guardare le porcate così mi sento particolarmente ferrato in fatto di canto e posso smalignare perché o quanto mi piace smalignare sulle voci che sembrano tutte latrati subinguinali e oggi mica si sa più cantare come una volta anzi oggi mica si canta più ma che dico da oggi da almeno 50 anni eh mica da ieri.

A me mi frega una beneamata cippa di come recita un cantante quello deve cantare mica star lì a fare l'orango in scena perché se voglio vedere oranghi in scena beh vado al parco e magari sento anche dei suoni correttamente in maschera e stilizzati perché quello è e poi almeno ci vuole una voce sontuosa e quanto meno che il Gabbietti ne dica bene ma siccome il Gabbietti è ito allora non può più dir bene di nessuno sicché nessuno sarà detto bene da Gabbietti e allora nessuno avrà mai più voce sontuosa e in maschera e stilizzata.

Dunque veniamo ai cantanti solisti di questo Rocky il Copritore uscito per la Penthouse allora c'è la solita Carmen Economicosi che fa un'Adriana moglie di Rocky tutta spingi spingi che lo stringi e poi non sa recitare anche se a me non me ne frega una fava di Giobbe ma davvero quanto è poco brava l'Economicosi a recitare è quasi sorprendente ma poi come canta Dio mio pare un sifone rotto con qualche ingorgo quasi come una pentola a pressione con il coperchio sigillato pronta a esplodere e no Adriana non si canta così e poi mi domando come fa Rocky a gridare il suo amore per lei dal ring se questa sembra una pesciaia che io personalmente me la darei a gambe e poi non si declama così il monologo del terzo atto ci vuole più insinuazione nei confronti della baldracca Knorr e poi alla fine quando fa il passaggio Sol1-Sol7 deve essere stilizzata e allora niente da fare questa grida come una scimmia macaca e allora io la rimanderei a sentire la grande Magdi e dopo ciò decidere seriamente di cambiare mestiere.

Mè piaciuto di più il Chiffonet di Fofò Padovozzi che fa la parte dell'amico un po' frufru e infatti si chiama così perché si veste con ampi mantelli di chiffon e davvero come interpretazione m'è piaciuto dacché l'ho trovato in parte ma che voce da mastino cui è andato l'osso di traverso mon dieu ma dove siamo all'unità cinofila di qualche commissariato di una delegazione suburbana per diana e atteone?

Male malissimo la baldracca Knorr di Brigitta Littlehorns che ha una vocina per giunta omogenea ben lontana da quanto preconizza il Gabietti nel suo noto saggio Si qua vox nimium equa sit melius foret culum dare per viam pessima davvero per carità.

Comungue il fondo si tocca anzi ci si è catapultati dentro e ci si da pure una facciata violenta con il tenore Gioselito Vargasso che fa un Rocky che davvero più che a Silvestro Montone tenutario del ruolo alla creazione pare la versione ipertrofica di un qualunque Jean-Claude de la Sensualité Vendôme o altri omuncoli quali Neronegro oggi dittatore di non ricordo più quale stato colombiano troppo lezioso e delicagato sto Vargasso che si crede forse di non dovere affrontare il terribile Mason Dixon che per fortuna non deve cantare altrimenti sapete che quintetto non oso pensare.

Ecco spero che il mio DADINO sia stato saporito a piacere alla Giuditta è piaciuto molto dice che ha dato rilievo alla sua minestra di fiele di scrofa.

Ciauz.