giovedì 27 agosto 2009

Ossequiose scuse, scusanti ossequi

Ai nostri cari ancorché talora ultronei e mai abbastanza stilizzati se pertanto e conciosiaccosaché difficilmente essi mai lo siano anche solo un’oncia ma transexat si devono molteplici e vieppiù confuse scuse per tanto nostro silenzio più strazievole per le vostre povere animelle avide di latte dalla copiosa mammella della divina Giuditta che non per noi esseri ormai pervicacemente estratti e anco astratti dalle umane cure e dunque eccomi vostro devo.tmo Donzelletta come sempre prono e pronto a servire non tanto ai derebrati cerebri vostri che pur tanto ci onorano di loro presenza quanto ginocchioni e ammirato ponendo il collo in grembo alla Divina cantatrice cui dedico questo dilettevole esercizio del mio sapere.


Dunque acciocché voi sappiate la cagione di tanto nostro ritiro e tanto vostro patire, comincerò dal cominciamento e dall’inizio, perché cosa è giusta e assai degna di lode nel grande autore scrivente cose scritte la logica, dacché, come vaticinò quell’anima ebbra di luce chiamata Gabbietti “de prima re multa consequuntur magna cum copia et coetera”, grande lume d’intenti e d’interessi e amabilissimo sire delle anime ben disposte all’accoglimento del verbo che tutto si raduna in una sigla dolcissima e molcente il cuore quale è il santo nome del VCS, e quindi comincio dall’inizio ed eccomi a scrivere che a principio e causa prima del nostro dipartire da questi schermi plebei ma via via vieppiù stilizzandi e stilizzaturi dovemmo, e dovendo partire partimmo a soggiornare presso i lidi ameni e gai e giocondi e lieti e belli e gai e belli e lieti e giocondi e gai e ameni e lidi dell’ameno, gaio, giocondo, lieto e bel cimitero delle Finestre sacre in quel di Fiorenza prospiciente la ben più grande e nota Fiesole ove in augusto avello giace nelle sue pallide membra scarnificate etpur sempre stilizzatissime il terrestre velo della grande e graziosa stilizzata anima di cantatrice nomata Giuseppa Grandonnona, che tanto diede del suo effluvio vocale al genio del maestro Azzurri... Quivi, in tale lieta piaggia amena e gioconda e ancorché voi non possiate mai arrivarvi dacché non stilizzati quali sieti rimarreste estereffatti e godenti della vostra antistilizzata e fella agnosceria a rimirare l’antistilizzato panorama che s’offre dal sottostante piazzale dei Marchidiavoli, ma se saliste mai al piano ove si stende l’amena lieta gioconda e gaia spiaggia e non aveste gli occhi pieni di merda ancor più se mai è possibile alle umane voglie delle orecchie vostre putridescenti, ebbene potreste visitare la tomba soave della portentosa e sontuaosa Giuseppa Grandonnona e quivi restammo a lungo a respirare l’effluvio delle tombe dismesse e sentire il canto dolcissimo delle garrulle cornacchie e upupe che tanto al nostro sovvenire ramembrano i cori, i canti, le armi e i cavalieri della soavissima gorga della nostra beneamata e benvoluta Francine de Lafosse, la ben nomata dalla fossa melodiosa da cui pareva provenire quel canto che con un solo involo sul passaggio Sol1-Sol7, ancorché trattenuto nella mezzavoce dei suoi illimitati mezzi, faceva risuonare a tutta forza ogni campana della provincia di Sanpietro anche s’ella cantasse e emettesse quei suoni a distanze inverosimili e invereconde direste voi anime prave.

E... ma poi che cazzo v’importa perché non abbiamo più scritto, ficcanaso che non siete altro... Siamo tornati, forse no, boh... Se avete voglia di leggere fatelo, altrimenti sapete quanto ne può fregare alla Divina Pasta???

Vostro ossequiosissimo, adorante, pallente e sempre divoto Donzelletta, emulo e paredro di sua altezza oltre inter super et inframondana Giuditta sempre celeste Pasta.