Armati di tanta buona pazienza e senza nessun preconcetto di sorta ci siamo diretti verso la nostra postazione di ascolto radiofonica per captare la diretta radiofonica della Zelmiramide di Roffini data nella ridente cittadina di Capistronfoli sulla Frascapendente ameno centro termale della provincia di Salsomaggiore in Abruzzo.
Non vogliamo dare troppo adito a chi prezzolato e in qualsivoglia maniera ultronea sostiene per comodo suo e probabilmente per guadagnarci qualcosa che il de cujus mezzo radiofonico è poco fedele alle voci e che si deve forse imputare ad esso che si sente poco bene la qualità timbrica (questo varrà forse per le qualità timbriche non per la tecnica di emissione che se stilizzata è stilizzata rimane anche dall'ascolto radiofonico.
La Zelmiramide di Roffini è un capolavoro tragico ove gli artisti devono fraseggiare con somma perizia senza mai fare sì che si denotasse sofferenza o strappo uterino nel canto in virtù di una emissione stilizzata (come preconizza il de cujus Gabbietti in tanti memorabili trattati tuttora in ristampati per case editrici di sommo respiro. Ma però tuttavia pur essendo opera di tanto fascino e del più grande genio musicale di tutti i tempi da Roffini al suo tempo questa diretta radiofonica ci ha particolarmente lasciati perplessi.
La Zelmiramide è stata rappresentata la prima volta al Teatro Uccellone di Vinegia, il luglio 1813 cantavano nella parte della protagonista il soprano di grande agilità e con grande corpo vocale pur piegato a perfetta emissione stilizzata Marfesina Puledrotti in Fuga, prima interprete anche e per di più di opere del livello esecutorio della Iside di Praia al Mare di Tarelli data per la prima volta al Teatro Restituiscàno di Cosenza l'anno 1807 e della Fanciulla maniscalca di Franz De Pallen grand-opéra in cinque atti nello stile francese del grand-opéra data per la prima volta alle scene quale creazione assoluta presso il Teatro Presidenziale di Parma l'anno 1810 per la grande gioja dell'allora amante della Puledrotti non ancora in Fuga ossia il marchese Felistrozzo Nasello degli Oceàni. Insomma una gran parte da gran virtuosa che senza l'emissione stilizzata in maschera non può sostenere l'ampiezza delle grandi frasi in tessitura medioacuta che caratterizzano buona parte degli insiemi e delle arie che la protagonista deve cantare sopratutto nel secondo atto quando si sveglia nel carcere circondata dall'amante che credeva definitivamente morto e il padre che mostrava risentimento tale per l'amante di lei che lo voleva definitivamente morto. Cosa che con tutta la nostra buona volontà di ascoltatori già mai parziali non siamo riusciti a trovare nella vocalità impiccata, legnosa, da bestia ferita e da baldracca furente che ci ha propinato la protagonista tanto conclamata e reclamata - altra prova agli atti della questione avita del Nome - tale Anna Soffighebona più affine nella vocalità molto poco stilizzata ad un'attrice di film muto degli anni 1750 e che a nostro insidacabile e veritiero sentenza non merita l'ovazione che ha suscitato dopo l'aria "tra il padre e tra l'amante" preceduta dal lungo recitativo animando a poco a poco "bel raggio lusinghier". Aria che tutta si gioca nella tessitura medioalta a cavallo del passaggio Si1-Sol7 che la Soffighebona ha risolta con mugolii degni della peggior attrice di film muto degli anni 1750 più affine ad uno stile falsista nell'ambito di una Beatina di Cavalleria urbana che non a una grande eroina tragica del bel canto con emissione poco stilizzata e note ingolate fino dai primi acuti e cioè dal Fa a sei tagli sopra il rigo al Mi bemolle sopra. Che la Soffighebona canti la parte di Zelmiramide ripresa vorrei ricordare nel 1842 presso il Teatro Repubblicano di Fiorenza vicino a Fiesole da Luigietta Braghalozzi Tesi prima inteprete del contraltile ruolo di Catena nel melodramma tragicomico grand-opéra in cinque atti di Leonardo Da Veni nel 1825 presso lo stesso Teatro Repubblicano di Fiorenza e pure dedicataria della quarta Missa defunctorum di Titozzo Marchesati Culfranti, con la mirabolante aria a terzine su note centrali quali il do a cinque tagli sotto il rigo è dunque una parte per grande soprano con agilità da risolvere da una voce di soprano con grande emissione stilizzata. Che poi la Soffighebona canti questa parte di Zelmiramide cantanta anche da Teresina Onesti Masfigati nel 1885 in anni non sospetti del cosiddetto falsismo e di cui rimane eco nel cilindro famoso non stupisce nessuno, nomen omen e omen non legnum.
Accanto a cotanta grazia muliebre straziava l'orecchio di noi ascoltatori il sibilo rauco del nominalmente contralto Agnezka Kakalikidskowa nella parte contraltile en travestì di Arsacolm amante sventurato di Zelmiramide parte scritta per una grande specialista di parti simili quali Arzillace nella Frenulilde di Coitage mirabile composizione di Titozzo Marchesati Culfranti data presso il Teatro Enrico Miserello di Janua in provincia di Casalpusterlengo nel 1813 e quindi parte da grande contralto che non può prescindere dalla giusta emissione stilizzata e dal grande accento scolpito sul fiato e in maschera. Stilizzata e in maschera poco ci è sembrata la Kakalikdskowa più affina a certe attrici del cinema muto anni 1750 o alla Beatina di Cavalleria Urbana che non ad una parte di grande contralto che non può prescindere dalla giusta emissione stilizzata e dal grande accento scolpito sul fiato e in maschera. Alle nostre orecchie torna ancora l'ascolto di Francine De Lafosse nel quadro del festival di Francina Marta (in Val Camonica, quando ancora presieduto dal grande Gabbietti) con la sua perfetta emissione stilizzata benché anche lei contralto solo di nome ma con Do a ottavo taglio sopra il rigo di una bellezza e di una stilizzatezza mirabili in tutto e per tutto. Mala tempora currunt.
Vorremmo tacere del basso di cui ci sfugge il nome e tacciamo pure per amore di carità. Pur tuttavia non è possibile negare che abbia cantanto più da attore da cinema muto del 1750 o da Fortino della Cavalleria Urbana che non da grande eroe romantico parte cantanta lo rammento ai nostri lettori in tempi anche più recenti dal sommo Ercole Tenaglia anche al Townal di Nuova Jorca nel 1925.
Ridicoli i comprimari (
Fracassona la direzione di Squilletta.
E' inutile tornare sul perché s'impongono questi cantanti sui palcoscenici dei Teatri ma ci torneremo comunque.